giovedì 24 maggio 2012

COME SCEGLIERE L'ASILO? ECCO LE BUONE PRATICHE DI UN NIDO

Chi sono i bambini che frequentano il Nido?
Sono dei bambini sfortunati che le mamme non riescono a seguire a casa perché troppo impegnate? 
Ho sempre visto l’Asilo come un ambiente-risorsa per i bambini curiosi, attivi, attenti, come direbbe Maria Montessori, per queste piccole menti assorbenti[1].
Partendo da queste considerazioni, vorrei sottolineare quale è, a mio avviso l' elemento da curare maggiormente all’interno di tale ambiente: LA MOTRICITA'. Una motricità che aiuti il bambino a scoprire se stesso nella maniera più autonoma possibile. L’educatore dovrà solamente guidare il bambino e non comandare, farsi ascoltare e raramente rimproverare, farsi rispettare e svolgere il programma senza alcuna imposizione. Il bisogno di libertà e di spontaneità da parte del bambino è alla base di uno sviluppo motorio armonico che ha inizio con la nascita e prosegue nella sua crescita. Attraverso la motricità il bambino migliora e potenzia le proprie capacità e consapevolezze. Troppi nidi sono vittima della competizione: vengono proposte attività il più innovative possibili, che alla fine vanno oltre le competenze dei bambini di quell’età. Il risultato di ciò sono bambini che a tre anni e mezzo non possiedono ancora un equilibrio completo e non sanno saltellare sul posto, ma sapranno benissimo i numeri fino a dieci e le lettere dalla A alla Z.
Le buone pratiche in un nido, sono quegli insegnamenti che sanno guardare lontano: apprendimenti basati su reali teorie di quest’età e legati alla realtà dei bambini con i quali si lavora e non relativi a semplici supposizioni delle educatrici. Così come è importante condurre il bambino alla scoperta di nuovi mondi tattili, visivi, uditivi è anche importante non precorrere i tempi. Le buone pratiche possono e debbono essere il frutto dell’esperienza ripensata, rielaborata, riorganizzata. Sarebbe un rischio se una pratica, una volta consolidata, fosse data per scontata e considerata immodificabile. Gli esempi trovati sui libri spesso non si adattano alla realtà dei bambini con cui ci si relaziona. Spesso una pratica, diffusa e consolidata, è il frutto di lunghe prove sperimentali, anche se non esplicitamente intese o percepite come tali e rappresenta frequentemente la sintesi delle soluzioni migliori e più efficaci fra quelle che era possibile individuare. Educare nel nido di infanzia significa accompagnare lo sviluppo.[2]
L’insegnamento motorio, dovrà quindi, badare alle caratteristiche che hanno i bambini di quella determinata fascia d’età, rispettare i tempi del singolo e nello stesso tempo suscitare un apprendimento motorio che sia duraturo e che inviti il bambino ad utilizzarlo in diversi contesti. Le attività, guidate dall’educatore, mettono in gioco globalmente i bambini ciascuno con la propria storia, favorendo una crescita che può differenziarsi da individuo a individuo, in quanto non prevedono un’esecuzione di prodotti già predisposti, bensì la costruzione, la manipolazione, l’organizzazione di materiali e attrezzi secondo stili personali di apprendimento. Per favorire questi apprendimenti l’ideale è utilizzare i classici arredamenti presenti in un nido: materassi, tappeti, cuscini, strati di gomma piuma, ogni genere di materiale e di struttura sul quale rotolare, saltare, strisciare, fare capriole ed arrivare così a conoscere ogni parte del proprio corpo.
L’ipercontrollo può portare ad un’eterna insicurezza e alla non automatizzazione dell’esercizio. L’attenzione al movimento corretto deve essere utilizzata in modo costruttivo e non distruttivo.[3]

Fonte: http://mamma.pourfemme.it/articolo/vuoi-che-il-tuo-bambino-cresca-sereno-e-felice-allora-via-libera-ai-giochi-all-aria-aperta/14027/

Tali abilità motorie è importante che siano sviluppate all’interno di un gruppo sezione, in modo da favorire l’interazione con l’altro, la relazione, lo stare in uno spazio condiviso. Il movimento non è un’azione a sé stante da compiere come Robot per raggiungere un semplice obiettivo, difatti le abilità motorie, intellettive, emotive, sociali e comunicative non funzionano separatamente: il saper eseguire bene un compito motorio non dipende solo dalle capacità motorie, ma in modo determinante viene influenzato anche dalle capacità intellettive e dai rapporti interpersonali. Possedere abilità motorie non vuol dire solo che il soggetto si sa muovere, ma che si sa muovere bene e lo fa con sicurezza e sistematicità.[4] Lo sviluppo della motricità nell’età evolutiva, non può essere pensato in modo dissociato dallo sviluppo psicologico, sociale e affettivo, perché il soggetto in questa fase trova nella corporeità il mezzo privilegiato di comunicazione e di relazione con il mondo esterno. Lo sviluppo della personalità, durante questo periodo, è globale e procede per tappe nelle quali si verifica un’evoluzione che tocca tutti gli aspetti dell’individuo. Questo cammino si articola in tappe cronologiche o fasi di sviluppo che permettono al bambino di sviluppare le proprie potenzialità e di acquisire i livelli di motricità superiore.
Il bambino acquisisce naturalmente e senza sforzo grazie agli stimoli involontari che gli vengono forniti dall’esterno.



[1] M. CAMERUCCI, Psicomotricità: equilibrio tra mente e corpo, Morlacchi Editore, 2002, pag. 43
[2] F. CASOLO, Didattica delle attività motorie per l’età evolutiva, Edizioni Vita e Pensiero, 2011, pag. 53                                                                            [3] M. MONTESSORI, La mente del bambino. Mente assorbente, Editore Garzanti Libri, 1999                                                                                              [4] B. Q. BORGHI, Nido di Infanzia1, Erickson 2009, pag. 54, 55, 56


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